Ma che succede alle nostre spiaggie? Il nuovo must sociale: al mare costi quel che costi...

Ma che succede alle nostre spiaggie? Il nuovo must sociale: al mare costi quel che costi...

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C’era una volta il telefonino, o meglio uno dei suoi primi antenati, quello che divenne poi uno status symbol. Vi ricordate?

Si incontravano le persone in giro e chi lo aveva lo esibiva con soddisfazione, magari facendosi fare pure lo squilletto per mettersi in mostra.
Noi ridevamo sotto i baffi a guardare certe scene e c’era pure chi, pur di farsi notare col bel giocattolo, era disposto a indebitarsi.

Oggi questo sembrerebbe superato e un atteggiamento del genere risulterebbe fuori dal tempo. Non che non esistano più status symbol, semmai le attenzioni sono state spostate verso altri orizzonti.
Spesso un oggetto è uno status symbol, ma ancor più spesso oggi esso è rappresentato da un atteggiamento o da un comportamento. E quanto più si vive in contesto ove medio bassa è la qualità della vita, tanto più si sarà disposti a investire le proprie risorse in questo genere di cose, quasi a voler colmare una sorta di vuoto o di bisogno.

Adesso vi farò una domanda: negli ultimi giorni avete provato ad andare al mare? Prima di andare vi siete armati di coraggio e forza di volontà? Avete pensato di dover affrontare caos, code e stress di vario genere? Tuttavia sappiamo che l’importante è essere lì tutti insieme, poco importa se non riusciremo a fare il bagno e saremo impegnati a trovare un piccolo spazio, ansito, barlume tra la sabbia, le pietroline e la spazzatura lasciata da un ex vicino.

Nonostante tutto dobbiamo farlo, guai a non conformarci al nuovo ordine sociale!
Cari lettori avrete ben capito che oggi (un atteggiamento abbastanza frequente in provincia di Palermo) il nuovo fare cult è: andare al mare costi quel che costi, fino ai novant’anni è diventato un must.
Se lavori sai bene che la prima cosa che ognuno sfoggia è il bel colorito del lunedì, come a dimostrare l’appartenenza a un gruppo sociale coeso e “in”, per il quale passepartout diventa l’accesso alla spiaggia, la possibilità d’una cabina e magari pure la barca.

Dati alla mano andare al mare è diventata per certi versi un’impresa, negli ultimi anni e in modo speciale nelle zone frequentate abitualmente dai bagheresi. Una invasione coesa senza precedenti ha infatti, da diversi anni, cambiato il modo e il significato di questa abitudine estiva, consuetudine pure radicata dalle nostre parti.
Io ricordo ancora quando ai tempi del liceo si andava al mare.
Si andava tranquillamente, al “Kafara”, alle “tre piscine”, ai “Francesi”, a volte pure a Torre Normanna. La spiaggia sembrava grandissima, costruita nella luce dei sassi bianchi, bagnata dal mare delle nostre coste.
Lì ci vedevamo tutti insieme, ragazzi e ragazze della nostra età, compagni di scuola, motorini con poca benzina, pedalate di biciclette.

Ricordo in particolare le mangiate di pesche che sbucciavamo dopo il bagno, portate dalle mamme o magari dalla compagna del cuore che abitava “al villino”.
Adesso sembra di stare in un altro mondo e chi legge sa bene di cosa scrivo. Quando arrivi, a fatica, se riesci pure a trovare il tuo posticino in un fazzoletto di spiaggia, devi badare al tuo vicino che senza pietà ti scaraventa quasi addosso un gonfiabile della figlia.
La nonna, pluri settantenne sta lì, obbligatoriamente sotto l’ombrellone piantato di fretta, a guardare la scena. Sorride al nipote che lancia un pallone tra la gente. Nel frattempo la madre controlla se dentro al borsone colorato ha messo quanto dovuto, cioè pasta al forno, cotolette e quant’altro. La bambina urla e piange, chissà cosa vorrà; la madre per sicurezza le ficca in bocca una merendina.
Risolto il problema.

Caro lettore è dura la vita del buon bagnante. Probabilmente ce la faremo. Forse. Districatevi bene e se qualcuno vi dirà: “Ma tu sei bianco, ancora non sei andato al mare?” voi esibite con disinvoltura la vostra bianchezza aurorale, tintarella di luna e chissà che non creiate una nuova tendenza: magari un giorno ci riapproprieremo del nostro mare.

Ciao e alla prossima!

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