Potremmo scrivere un libro sulle vicende di villa Cattolica e del Museo Guttuso, che avrebbe sicuramente al centro il ruolo di alcuni grandi protagonisti di quello che sembrò un tempo un piccolo miracolo bagherese che solo una politica miope ed una gestione negli ultimi anni conservatrice, ha potuto ridurre ad esempio e monumento di inefficienza.
In cima ai protagonisti c'è naturalmente Renato Guttuso che, come un pò tutti noi, coltivava quel rapporto di amore-odio verso la propria terra di origine. Quindi un grande bagherese, il collezionista e amico personale di Guttuso, Enrico Carollo, e via via l'on. comunista Peppino Speciale e Nicola Previteri del MSI, al tempo consiglieri comunali, oltre a diversi sindaci ormai deceduti a partire da Guglielmo Ingrassia ed Erasmo Lo Piparo, che già nei primi anni '60 coltivarono il rapporto con Guttuso, per arrivare ad Antonio Gargano e Andrea Zangara, per finire con alcuni funzionari comunali, e per tutti citiamo Romolo Carnevale e Giorgio Castelli.
Non furono soli naturalmente: tutta la grande cultura nazionale e mondiale guardava con curiosità e simpatia alla terra di Guttuso, Buttitta e Scianna: da Moravia a Sciascia, da Calvesi a Lombardo Radice, da Evtuschenko a Salvator Dalì ai tanti, tantissimi altri artisti che aderirono all'invito di Renato Guttuso di donare le loro opere per creare un Museo d'arte moderna nella sua città Natale; e siamo ai primi degli anni '70.
Lo abbiamo scritto in altra occasione, ci fu un momento di rottura in questo rapporto, sempre conflittuale tra Guttuso e la sua città, ed accadde quando Guttuso venne al Museo, già ospitato a villa Cattolica per farlo visitare ad un suo amico, e quello che vide lo lasciò sconvolto; le galline appartenenti al pollaio del 'custode' del Museo che razzolavano tranquillamente e felicemente nelle stanze dove si trovavano esposte le opere del maestro e di altri grandi pittori.
Non ci vide più dagli occhi il sanguigno Renato e non appena rientrato a Palermo scrisse una lettera di fuoco a Peppino Speciale, accusando ingenerosamente anche noi comunisti di omesso controllo, e concludeva che, vita natural durante, non avrebbe più rimesso piede a Bagheria.
Naturalmente e per fortuna non mantenne la promessa: tornò, ed il Museo ne ebbe nuovo slancio e vigore, fu fatto il concorso per la direzione del Museo, vinto allora dalla dr.ssa Dora Favatella Lo Cascio, ci fu al Museo una visita storica del presidente del consiglio del tempo Giulio Andreotti, ed il conferimento della cittadinanza onoraria nel 1986 fu il suggello sulla pace ritrovata, e così per oltre un quindicennio il Museo Guttuso fu il fiore all'occhiello della cultura bagherese e nazionale.
Grandi mostre su Guttuso, ma non solo, al punto che il Museo d'arte moderna e contemporanea 'Renato Guttuso' di Bagheria arrivò ad essere considerato dagli esperti uno delle istituzioni culturali più importanti dell'intero Mezzogiorno d'Italia.
Negli anni in cui si ricuciva il rapporto con Renato Guttuso il gruppo consiliare comunista e socialista sostennero e vinsero una grande battaglia di principio, che a distanza di tempo si è rivelata però, è onesto dirlo, un'arma a doppio taglio.
Per evitare che la Galleria divenisse terreno di conquista per i favori e le clientele dei politici del tempo fu stabilito, con apposito regolamento, che il Museo aveva autonomia artistica, gestionale e finanziaria: proposta mal digerita dalla Democrazia cristiana, partito allora dominante, perchè separava nettamente il ruolo della politica da quella del Comitato direttivo del Museo.
Occorre ricordare che allora il Comitato direttivo del Museo vedeva tra i propri componenti, nomi di intellettuali e di veri esperti da Nino Buttitta a Franco Grasso, a Maurizio Calvesi e la politica esprimeva nomi come quello di Peppino Speciale e Nicola Previteri, che offrivano garanzia di serietà scientifica e di rigore morale e amministrativo.
Le cose cambiano repentinamente dopo l'accordo con Fabio Carapezza Guttuso, stipulato dal sindaco Giovanni Valentino che andava a regolare il progetto di donazione iniziato con Renato Guttuso: allorchè il Comitato direttivo ridotto a tre vedeva la presenza esclusivamente della Direttrice, di Fabio Carapezza Guttuso e del sindaco pro-tempore o di un suo rappresentante.
Al Museo rimase l'autonomia gestionale e finanziaria, che nei fatti da autonomia diventò però arbitrio, dato che il piano operativo annuale veniva 'calato' nel bilancio del comune quasi senza dibattito ed il consiglio doveva accettare qualunque cosa ci fosse dentro perchè l'istituzione era autonoma.
Ed è in questi ultimi quindici anni che la situazione degenera, con i comitati direttivi che si trasformano in riunioni di famiglia ed in cui prevalgono gli interessi della politica non sempre limpidissimi; non solo, ma fatto ancora più grave l'asfitticità e la mancanza di idee del gruppo direttivo, (e non certo la carenza di risorse), per quasi un decennio formato da Biagio Sciortino, Dora Favatella Lo Cascio, Fabio Carapezza Guttuso, impedì di far fare al Museo quel salto di qualità in termini di servizi aggiuntivi, attrattività ed altro che sarebbe stato necessario, urgente e vitale per garantirne la sopravvivenza.
Il Museo per oltre un decennio è vissuto in una situazione di ibernazione che non ha seguito il passo dei tempi.
Il Museo Guttuso crediamo sia uno dei pochi Musei di arte moderna di un certo rilievo, che non ha un archivio informatico, che ha un sito-vetrina costato diverse migliaia di euro di poche e sostanzialmente inutili pagine, che non propone le visite guidate con auricolari in italiano, francese e inglese, oggi in uso in tutti i Musei, che non ha un book shop in cui vendere gli innumerevoli prodotti di merchandising che si sarebbero potuti produrre, che non ha un piccolo bar ristoro, che non ha una sola sedia o poltrona nelle sale espositive, cosa oggi in uso nei musei di tutto il mondo; potrebbe essere un brand, il quadro 'Il padre agrimensore' logo appunto del Museo, che da solo potrebbe valere, se adeguatamente diffuso e valorizzato, qualche milione di euro; e, dulcis in fundo, non troverete in nessun albergo, piccolo o grande, pensione o bad and breakfast della Provincia di Palermo un solo pieghevole che parli del Museo Guttuso.
Tutte misure e provvedimenti che una direzione tecnica, gestionale ed artistica accorta e lungimirante ed una politica vigilante avrebbero dovuto prevedere e realizzare già da tempo, senza vivere sugli allori del passato dilapidando un patrimonio che oggi è della intera comunità bagherese, e non è nel potere esclusivo nè di Fabio Carapezza Guttuso nè di Patrizio Cinque o del MoV 5 stelle.
Ci si è dedicati a sistemare persone, in numero palesemente sovradimensionato, faceva senso per fare un esempio vedere certe giornate tre addetti alla biglietteria contemporaneamente presenti, per staccare magari una mezza dozzina di biglietti al giorno per un Museo che ancora oggi crediamo, prolunga l'orario di apertura nel periodo invernale sino alle 19.00 o alle 20.00, e non si capisce per chi e per quale motivo, o forse si capisce troppo bene.
C'era però sempre la famosa tabella H a tenere a galla il Museo, con finanziamenti al buio che servivano a mascherare e rinviare i problemi, oltre a qualche provvidenziale POR o PON (non ricordiamo bene) inopinatamente e provvidenzialmente dirottato da una iniziativa su Villa Valguarnera verso il Museo.
Conclusioni
La programmata chiusura a tempo indeterminato del Museo è un errore gravissimo che potrebbe avere coseguenze disastrose, a partire dal fatto che nessun risparmio vero si realizzerà con la chiusura del Museo ma si andranno a pregiudicare eventuali benefici futuri: occorreva ed occorre procedere per gradi, riducendo all'essenziale il personale colà impiegato rendendone più efficienti le prestazioni, e ricollocando gli altri dipendenti in settori che ne hanno reale necessità; aspettare l'inizio dei lavori di ristrutturazione per procedere a chiusure mirate di parti o dell'intero Museo per i periodi strettamente necessari alla esecuzione dei lavori; dare sin da subito, anche con personale interno, una vera, forte e rinnovata direzione al Museo ( si era tentato ma gli interessi precostituiti e consolidati sono riusciti sinora ad impedirlo); verificare assieme a Fabio Carapezza i passaggi e la fattibilità della creazione della Fondazione, di modo che all'inizio del 2016 Bagheria potrà tornare ad avere il nuovo Museo 'Renato Guttuso'.
Museo Guttuso: la chiusura a tempo indeterminato sarebbe un errore imperdonabile - di Angelo Gargano
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